mercoledì 27 maggio 2020

LE BARE DI SICUREZZA VITTORIANE

L'Ottocento non fu solo un'epoca di grande progresso, ma anche di grandi stranezze: il popolo, sia delle classi sociali più povere che di quelle nobili, era facilmente impressionabile, spesso esposto a  superstizioni e credenze legate al mondo dell'aldilà.
Si credeva infatti che molte delle persone che venivano credute decedute, lo fossero solamente in apparenza e momentaneamente: per questo era nato il terrore di essere sepolti vivi (tafofobia).
Lo stesso Edgar Allan Poel nel 1844, scrive una storia breve dell'orrore, The Premature Burial, in cui riporta dei fatti attestati e confessa la sua paura di essere sepolto vivo.

Per questo motivo ai giorni nostri sono arrivati centinaia di brevetti di diverse bare di sicurezza, di cui il primo modello risale al 1792, voluto dal duca Ferdinando di Brunswick: la bara in questione aveva una finestra per poter far entrare la luce, un tubo per poter far passare aria fresca e, inoltre, il "morto" veniva munito di due chiavi che gli avrebbero permesso di aprire la bara e quindi uscire.

E questo fu solamente l'inizio; gli inventori si sbizzarrirono per praticamente tutto il diciannovesimo (ed anche ventesimo) secolo, soprattutto in Germania, inventando le soluzioni più disparate e, puntualmente, brevettandole.
Vediamo alcuni esempi.

Il più classico è quello citato anche nella leggenda metropolitana "Bloody Mary" e prevede l'utilizzo di un campanello al di fuori della tomba, direttamente attaccato alle mani, alla testa e ai piedi del "morto". Era un metodo che, però, poteva portare a dei falsi risultati, in quanto il corpo, quando comincia a decomporsi, a volte può eseguire dei bruschi movimenti, causati dallo spostamento dei gas corporei. Se la campanella fosse stata azionata, il guardiano del cimitero avrebbe dovuto far calare un altro tubo, attraverso cui pompare dell'aria con un soffietto, fino a quando non sarebbero arrivati i soccorsi.
Questo sistema venne progettato nel 1829 dal Dr. Johann Gottfried Taberger.

Campanella attaccata al cadavere

Per evitare i "falsi positivi" sovra citati, Frank Vester, nel 1868, aggiunse un tube tramite il quale era possibile vedere la faccia del "morto"; se la campanella avesse suonato, sarebbe bastato dare un'occhiata attraverso il tubo per controllare che la persona fosse effettivamente viva o meno.
Se fosse risultato un falso allarme, il tubo si sarebbe tranquillamente rimuovere, per poterlo poi utilizzare nuovamente.

Brevetto di Vester

Facendo un salto in avanti di più di un secolo, ci troviamo nel 1995, anno in cui l'italiano Fabrizio Caselli brevetta la sua bara di sicurezza high-tech, dal nome di morte serena, provvisto di allarme, interfono, una luce interna, un respiratore per l'ossigeno, uno stimolatore cardiaco e uno strumento che ne possa prendere i battiti: tutto ciò che sarebbe servito per mantenere in vita una persona fino all'arrivo del soccorsi.

Fabrizio Caselli e la sua bara



Fonti:
[1] https://www.missdarcy.it/safety-coffin-bare-vittoriane/
[2] https://darkgothiclolita.forumcommunity.net/?t=60665233
[3] https://www.izzyweb.it/aziende/morti-apparenti-e-bare-tecnologiche/
[4] http://esotericmania-merlin.blogspot.com/2009/08/morte-apparente-bare-di-sicurezza.html

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